Illusions make strong impressions on our minds. Being the product of our own ideas, they are perfect, so we can easily fall in love with them and experience way brawnier emotions that we would if we kept living only in reality. In the moment of opening the eyes (known as the one when the letter arrives at its destination), the sentiment of chills and fear occupies our body, as we are related to our feelings of comfort and we tend to neglect the reality and face the process of letting go.
I used to think that such strong fantasies exist only in the realm of imaginary relationships — those that remained unrealised, that never had a chance to reach visible disintegration, saturation, or mutual boredom. The feeling is always real, even when what led to it was not. Being imaginary and thus perfected, it becomes even deeper, because idealisation itself creates obsession. Once we face reality and it becomes inevitable to accept it, what we try so hard to keep is the memory of the image that existed in our mind.
Although aware of the illusion, the fantasy was so idealised that it prolonged the time of the beginning of the process of letting go. The anxiety that appears before the confrontation is related to the thought that, once we let go of an idea, it is over. Being just a product of our imagination, once it fades away in our mind, it will never come back and, therefore, have a chance to become real. But the truth is that it never had that possibility. Illusions are fundamentally unrelated to what we fantasise about, because they contain more of our personality and desires than the object of fantasising itself.
Le illusioni lasciano forti impressioni nelle nostre menti. Essendo il prodotto delle nostre idee, sono perfette, quindi possiamo facilmente innamorarcene e provare emozioni molto più vigorose che proveremmo se continuassimo a vivere solo nella realtà. Nel momento dell'apertura degli occhi (detto anche quello in cui la lettera arriva a destinazione), il sentimento di brividi e di paura occupa il nostro corpo, poiché siamo legati alle nostre sensazioni di conforto e tendiamo a trascurare la realtà e ad affrontare il processo di lasciar andare.
Pensavo che fantasie così forti esistessero solo nel regno delle relazioni immaginarie, quelle rimaste non realizzate, che non hanno mai avuto la possibilità di raggiungere una disintegrazione visibile, una saturazione o una noia reciproca. La sensazione è sempre reale, anche quando ciò che l'ha provocata non lo è stata. Essendo immaginaria e quindi perfezionata, diventa ancora più profonda, perché l'idealizzazione stessa crea ossessione. Una volta che affrontiamo la realtà e diventa inevitabile accettarla, ciò che cerchiamo così duramente di conservare è il ricordo dell'immagine che esisteva nella nostra mente.
Sebbene consapevole dell'illusione, la fantasia era talmente idealizzata da prolungare il tempo dell'inizio del processo di lasciar andare. L'ansia che appare prima del confronto è legata al pensiero che, una volta lasciata andare un'idea, essa sia finita. Essendo solo un prodotto della nostra immaginazione, una volta svanito nella nostra mente, non tornerà più e, quindi, avrà la possibilità di diventare reale. Ma la verità è che non ha mai avuto questa possibilità. Le illusioni sono fondamentalmente estranee a ciò su cui fantasticamo, perché contengono più della nostra personalità e dei nostri desideri rispetto all'oggetto stesso di fantasticare.