Where Freedom Begins
A Love Letter to La Scala
April 28, 2025
Is this what is known as freedom — the feeling as beautiful as the warmest love and terrifying at the same moment; for, once being set free, there are no more excuses, no more denial, no more waiting. There is only the rush of adrenaline pushing you towards your own limits (that, like fears, are usually made up inside our mind).
The moment when you are left with you only, and when there is no one else to depend on but yourself, is the moment of realizing that life is yours and no one else’s to live and to direct.
And the absurdity of being lies in the fear of the ability to be independent — as it is easier not to try, not to fail, and to blame others for not being given a chance, than to actively try and fail, only to understand that failure is as imagined as obstacles are — for in every fizzling out lies a redirection.
Safe places might not actually be places, but rather ideals of a comfort zone — shaped as a person, location, or habit that we go back to once we feel scared witless by our high goals and the possibilities that exist in the world around us. They stand still to assure us that ‘we can be fine without it.’
But there is no growth in the safety of the old, and most of the fear is just paper-made monsters — ideas in the darkness of the unknown that grow big only because we feed them. And what I like the most about angst is that once you run towards it, it runs away.
The biggest part of the fright is directly made out of our inability to believe in ourselves. The more we think of it, the bigger it seems to get, but the fun part is in breaking it — as we are able to create our future in the most magical way, only by daring ourselves to face the worst.
One of my favorite practices of growing bigger than angst is the imagining of the worst outcome — that never happens — because once you visualize it, you also see all the ways to prevent it.
Most of the anxiety comes from passivity, from the subconscious belief that someone else has power over us, over our lives — while, in reality, it is just us and time. Time that, even though working against us, dares us to use it the way we want. Because, as far as we know, it passes irretrievably anyway, leaving us either with if onlys or what ifs; the former sees only obstacles, the latter sees only possibilities.
And, as far as I am convinced, it is better to die with memories than with unlived dreams.
È forse questo che si chiama libertà?
Una sensazione bella come il più caldo degli amori, e allo stesso tempo spaventosa; perché, una volta liberati, non ci sono più scuse, né negazioni, né attese. C'è solo la corsa dell'adrenalina che ti spinge verso i tuoi stessi limiti — limiti che, come le paure, sono perlopiù creati nella nostra mente.
Il momento in cui resti soltanto con te stesso, senza nessuno su cui poter contare, è il momento in cui realizzi che la vita è tua, e solo tua da vivere e da dirigere.
E l’assurdità dell’esistenza risiede nella paura di essere indipendenti: è più facile non provare, non fallire, e dare la colpa agli altri per non aver avuto una possibilità, piuttosto che tentare davvero e fallire, solo per scoprire che il fallimento è immaginato tanto quanto lo sono gli ostacoli — perché in ogni spegnersi si cela una nuova direzione.
I "luoghi sicuri" spesso non sono luoghi reali, ma ideali di zona di comfort —
assunti nella forma di una persona, di un luogo o di un’abitudine a cui torniamo ogni volta che siamo terrorizzati dalle nostre stesse ambizioni
e dalle possibilità che esistono nel mondo intorno a noi. Restano fermi a rassicurarci: "Possiamo stare bene anche senza."
Ma non c’è crescita nella sicurezza del già conosciuto. E la maggior parte delle paure sono solo mostri di carta — idee che si gonfiano nell’oscurità dell’ignoto perché continuiamo a nutrirle.
La cosa che più amo dell'angoscia è che, appena corri verso di essa, è lei a fuggire.
La parte più grande della paura nasce dalla nostra incapacità di credere in noi stessi. Più ci pensiamo, più sembra crescere — ma il vero miracolo sta nel romperla: scoprendo che affrontando il peggio possiamo liberare il meglio.
Una delle mie pratiche preferite per superare l’angoscia è immaginare il peggior risultato possibile — che poi non si verifica mai — perché una volta visualizzato, vedi anche tutte le strade per evitarlo.
La maggior parte dell’ansia nasce dalla passività, dalla convinzione inconscia che qualcun altro abbia potere su di noi, sulle nostre vite. Quando, in realtà, ci siamo solo noi — e il tempo. Un tempo che, anche se scorre contro di noi, ci sfida a usarlo come vogliamo.
Perché il tempo passa comunque — lasciandoci con gli se solo o con i chissà. I primi vedono solo ostacoli. I secondi vedono solo possibilità.
E, per quanto mi riguarda, è meglio morire con dei ricordi che con dei sogni mai vissuti.
